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La Basilica della Natività di Betlemme e il “De anno Natali Christi” di Johannes  Kepler: Architettura, Liturgia e Astronomia

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Editore: Maria Adda Editore
Luogo di Edizione: Bari
Anno di Pubblicazione:  2014
Pagine:  293
Formato: 24 x 30 cm rilegato con sovracoperta
Collana di Studi diretta da Cosimo Damiano Fonseca
Acta et Monumenta
ISBN: 9788867171484
La Basilica della Natività di Betlemme, oggi come ieri centro ideale della città di Betlemme, adempie alla funzione della ideazione costantiniana:
- proteggere e racchiudere le grotte tra cui, secondo la tradizione, nacque il Salvatore;
- offrire testimonianza archeologica della concretezza storica del racconto evangelico, "un'archeologica demostratio evangelica".
A questi alti compiti il tempo ha aggiunto il richiamo all’unità tra le confessioni cristiane; che sono rappresentate dai vari conventi e costruzioni che circondano la Basilica.   L’analisi della storia di questa architettura qui descritta non ha potuto prescindere dal ricordare questi altissimi ideali.
Coevi (IV secolo) o di poco posteriori   furono edificati importanti santuari mariani  nei dintorni di Betlemme e Gerusalemme, tutti  di forma “rotunda”, circolare o ottagonale. Contemporaneo  è il complesso monumentale del Santo Sepolcro nella zona centrale dell’urbanizzazione romana di Gerusalemme (Aelia Capitolina). Se paragonata alle numerose fasi costruttive (o rifacimenti) del S. Sepolcro, di cui sono accertati l’antefatto di importanti preesistenze  romane risalenti alla fondazione adrianea di Aelia Capitolina (II secolo) e le fasi costantiniana, bizantina, neobizantina e crociata con  ampi rimaneggiamenti, la storia della Basilica della Natività è  molto lineare.
Dopo la costruzione costantiniana, con un  corpo centrale a forma di ottagono (incompleto con oculo centrale),  integrato con l’impianto longitudinale delle cinque navate, si rese necessaria solo una parziale ricostruzione  nel VI secolo, dovuta a Giustiniano.   Intorno al centro, vennero  aggiunte ”tre splendidissime absidi”, sfarzosamente decorate,  che danno alla Basilica la  tipica forma a tricunx delle costruzioni pietrine di Terrasanta. Ulteriori edifici religiosi circonderanno la Basilica della Natività nel seguito,  senza alterane l’impianto giustinianeo. Delle due fasi costruttive,  ci rimangono ampie ed importanti evidenze: volendo sintetizzare al massimo, per l’epoca costantiniana ricordiamo i resti delle fondamenta dell’ottagono incompleto centrale e i resti del pavimento musivo (coperti e perciò fortunatamente conservati). Per la  fase giustinianea abbiamo le fonti  e la chiesa com’è oggi, a meno dei pregiati marmi (asportati, ed in parte, fortunatamente visibili nella Cupola della Roccia) e delle decorazioni musive parietali  (deterioratisi e in parte  perdute).  Il tema dell’ottagono viene ripreso nell’imperiale “Battistero laico”, il  notissimo Castrum Sanctae Mariae, ossia Castel del Monte di Federico II che sembra ispirarsi alla Cupola della Roccia. La tradizione del tricunx (usato da Giustiniano) non è meno estesa, e comprende sia le architetture triabsidate,  sia le strutture simmetriche ed absidate sul tipo a croce  greca a quincunx. 
A questo punto, non possiamo dimenticare l’influenza della Stella di Betlemme nell’iconografia religiosa e nell’esegesi biblica, che ebbe moderni pionieri in Giotto e Johannes Keplero. Keplero,  con le sue analisi  riuscì a interpretare astronomicamente il fenomeno della lucentissima stella di Betlemme, L’esegesi del passo evangelico di Matteo portò Keplero sia a fornire un importante contributo al problema dell’individuazione esatta dell’anno di nascita di Cristo, sia a continuare il suo studio sull’allineamento dei pianeti,  essenziale per  le sue ricerche sulle orbite ellittiche  dei  pianeti di Marte e   Giove.

 




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